Generazione Airbnb

Sappiamo tutti che l’Italia è il Paese dalle “culle vuote” ma pochi avranno invece considerano il tema delle… case vuote. Non parlo delle migliaia di capannoni allineati lungo le statali o nelle tante zone pseudo industriali del Paese, ma proprio di abitazioni residenziali che i proprietari ritengono di non mettere a reddito, di non affittare. Ma di quelle abitazioni acquistate a scopi finanziari e non occupate sono più facilmente vendibili, o piuttosto molte abitazioni restano vuote per “troppo dolore procurato” in quanto sono state campo di battaglia di inquilini morosi e sfratti lunghi e complicati.

Cannabis Economy… per i dolori del giovane Host

La normativa richiesta da Confcommercio per l’esercizio dell’attività di Host non imprenditoriale è tale da demoralizzare chiunque ne avesse l’intenzione. Nemmeno per la coltivazione della cannabis ad uso terapeutico sono previste norme tanto severe e pene come quelle indicate in questo elenco.

Patto di legalità tra operatori privati della Sharing Economy dell’Ospitalità italiana

Questa opportunità è troppo importante per le famiglie ed i piccoli e piccolissimi proprietari di casa che finalmente osano proporsi individualmente sul mercato superando soglie di ingresso fino a ieri inarrivabili. Queste persone sono la Sharing Economy, non gli Host con collane di appartamenti e nemmeno i B&B che vogliono entrare nella partita come la Gran Bretagna ha fatto con L’Europa, solo per ostacolarla.

L’educazione sentimentale… dell’Host italiano

Il riferimento letterario è rivolto ai proprietari di appartamenti che affrontano inevitabilmente con poche informazioni e zero esperienza la scelta o la necessità di proporre l’affitto della propria casa o stanza sui circuiti specializzati. Il modello con il quale queste persone “entrano” nella Sharing Economy é identico a quello degli adolescenti quando affrontano la propria educazione sessuale/ sentimentale…

L’ Associazione che vogliamo

Quando nei primi anni 2000 cominciò a svilupparsi il fenomeno dei B&B le accuse portate verso questi operatori non erano molto diverse da quelle che si sentono oggi. Anche allora la normativa era carente nel merito e venne aggiornata a livello regionale definendo con maggiore attenzione questo profilo, sostanzialmente acquisendolo nella categoria alberghiera. Lo stesso avvenne subito dopo con le CAV che furono riconosciute a tutti gli effetti come para-alberghiere con tutto ciò che questo comportava.

Manifesto per una Ospitalità Residenziale Italiana

Per non rinnovare il dolore dell’occasione persa dal turismo italiano con l’avvento di Internet e della prenotazione alberghiera online, invitiamo i nostri amici Host a cogliere l’opportunità unica che ci viene offerta da questa domanda in forte crescita di Ospitalità Residenziale Italiana. Vi invito a riflettere sui tre moduli di lavoro che rappresentano in qualche modo “il Manifesto” del nostro movimento: prendere consapevolezza della normativa; prendere consapevolezza del modello economico; prendere consapevolezza del modello commerciale.

Casalinghe, impiegati e pensionati ai margini della legge?

Da Parigi a Chicago, da Londra a New York, da Melbourne a Milano, ovunque sembra che casalinghe ed impiegati, superHost e pensionati abbiano improvvisamente deciso di muoversi “on the edge” al margine della legge. Il punto però è semplicemente che la legge deve ancora adeguarsi alle trasformazioni della realtà durante il tempo, in un flusso che scorre naturalmente dal passato verso il futuro come è sempre accaduto e come è giusto che sia.

Perchè scommettere oggi sulla ricettività alternativa

Lavoriamo da venticinque anni nella comunicazione alberghiera e turistica, da venti esclusivamente attraverso Internet, e siamo oggi attenti e consapevoli testimoni della rottura di vecchi equilibri consolidati e della nascita di nuovi modelli economici che chiedono adesso e con urgenza di essere presidiati in modo efficace. Il progetto Hospres si riferisce a questa opportunità.