Airbnb Tax: cosa salvare e cosa non potrà mai funzionare nel decreto legge 50/2017

Cominciamo dall’inizio e quindi dai numeri, che in questo caso trattandosi di ricavi e di imposte a valere su di essi sono precisamente l’oggetto del contendere. Il Sole 24 ore del 13 gennaio 2017 riporta dalla società Equidate una stima di 83.000 Host italiani con un ricavo medio annuo di € 2.300 ognuno, peraltro esattamente i medesimi dati del Report AIRBNB_Italia relativo al 2015. Il volume totale di questi ricavi assomma a € 190.000.000 che se fossero tassati flat al 21% dalla cedolare secca della legge di cui parliamo, porterebbero nelle casse del fisco l’importo di € 40.000.000. Non abbastanza da incidere sul PIL o influenzare la prossima manovra economica ma certamente un positivo passo avanti.

Ma cosa dice effettivamente la legge? Nulla di rivoluzionario a ben guardare, il progetto fiscale di per sé ha una sua giustezza e convenienza per gli operatori, risultando sulla carta vantaggioso per tutti senza alcuna eccezione in quanto sostituisce l’aliquota IRPEF con una imposta fissa del 21%, comunque la più bassa in assoluto del panorama fiscale. Personalmente trovo sacrosanto che ci si arrovelli su come portare effettivamente nelle casse dello stato questo denaro, che se da una parte andrà a sanare i debiti delle banche disoneste, pagare pensioni di chi non se lo merita, stipendi a politici inetti e dirigenti incapaci, dall’altra permetterà di costruire scuole strade ed ospedali, retribuire insegnanti per crescere i nostri figli e medici ed infermieri per curarci quando siamo malati, e magari avanzerà qualche milione da utilizzare per calare il costo del lavoro per i più giovani… Insomma su questo concetto di giustizia fiscale è abbastanza facile concordare tutti. La legge ancora precisa, con una grande semplificazione di rilevante portata sociale, che può essere applicata sia in caso di sub-locazione che nel caso di comodato oneroso (non gratuito, e vorrei vedere…) ma anche in quest’ultimo caso definisce finalmente con maggiore precisione ambiti fino a ieri ambigui o non chiarissimi.

Il principio della legge è quindi certamente da salvare, ma è singolare e palesemente inefficiente il come si è preteso di calare questo modello fiscale sulla quotidianità del rapporto tra cittadino ed operatore. Il legislatore ha infatti stabilito che responsabile del pagamento di questa imposta non debba essere lo stesso contribuente, degno evidentemente di scarsa fiducia, quanto invece la terza parte che provvede al mercato, fino ad oggi appunto in tutt’altre faccende affaccendata: quelle del mercato appunto! Diventerà materia di studio nelle università come qui lo stato sia caduto sull’ostacolo etico delegando a terzi ciò che lui stesso non riesce a provvedere, e su quello propriamente del diritto individuale perché dà per scontato di entrare di forza nel rapporto tra la terza parte coinvolta ed il suo cliente/ contribuente, per non parlare della possibilità reale di imporre a società estere operanti in base ad accordi comunitari, obbligazioni fiscali ed economiche che già società nazionali oserebbero rifiutare.

Definire prepotenza ignorante questa modalità è un eufemismo che non offenderebbe i nostri legislatori, perché si tratta per loro non di due difetti ma di qualità proprie della loro attività di legge e di governo. Dove stà dunque l’errore in questo ingranaggio per loro apparentemente perfetto? Proprio nell’inefficienza che impedirà di raggiungere un risultato purchè minimo, perché sappiamo che la forza si può storicamente esercitare solo sui deboli, che nel caso specifico risultano però essere i pochissimi players italiani e tra questi solo ed unicamente quegli sventurati che operano proprio nel modo più trasparente e tradizionale: le agenzie immobiliari o di viaggio con tutte quelle attività assimilabili ad esse. Per esprimerci con maggiore chiarezza i property managers più furbi, o più smart come si direbbe oggi, che lavorano come agenzie di servizi, per non parlare dei portali di cui abbiamo già detto, daranno semplicemente per non ricevuta la richiesta dichiarandosi non competenti a riguardo.

Questo peraltro sarebbe il week end decisivo perché lunedì scade il termine per il primo pagamento, ma immagino già che nonostante l’Italia rappresenti il loro terzo mercato nel Mondo, Joe Gebbia, Brian Chesky e Nathan Blecharczyk di AIRBNB dormiranno tranquilli, così come ad Amsterdam nel bel palazzo in fondo a Herengracht 597 non resteranno accese fino a tardi le luci di Booking.com per valutare risposte politiche o contromisure. Perché probabilmente una risposta è stata già data attraverso canali non ufficiali, e qualcosa di essa è giunto alle mie orecchie da fonti informate molto vicine ai responsabili italiani di AIRBNB.

I portali sanno di non potersi a lungo chiamare “sopra le parti” né possono davvero permettersi di trattare con superiorità i rappresentanti di un mercato per loro fondamentale. Il loro problema nel caso specifico non è il denaro del cliente né girarne parte di esso al fisco italiano perché tanto sono soldi che non gli appartengono. Quello che non intendono fare e non faranno mai né esistono mezzi per costringerli a farlo è rivelare il rapporto economico con il proprio cliente. Un po’ come le banche svizzere verso gli stati nazionali o come qualunque azienda anche italiana che non è tenuta, nemmeno per motivi di sicurezza nazionale o tantomeno fiscale, a rivelare l’elenco dei propri clienti a chicchessia, governi nazionali ed esteri compresi. Ricordo la pretesa che SKY consegnasse al fisco italiano l’elenco dei suoi clienti per incrociarlo con il pagamento del canone televisivo, non l’hanno ottenuto nonostante pressioni politiche legali ed economiche.

In questo modo va interpretato il messaggio tutt’altro che ermetico di Chris Lehane che interpellato a Genova in occasione proprio della sottoscrizione dell’accordo tra AIRBNb e Regione/ Comune sull’imposta di soggiorno ha rivelato ingenuamente che “at the end of the day” il re è nudo: “…Non hanno fatto questa legge per mala fede o cattiva volontà, semplicemente non conoscono la materia e non hanno capito come funziona…”. Il vecchio Chris già consigliere di Obama non poteva sapere che la sua osservazione è riferita al legislatore che dai tempi di Cicerone e del Diritto Romano ad oggi ha prodotto lui da solo più leggi e regolamenti applicativi di tutto il resto del Mondo messo insieme. Eppure è proprio questa bulimia legislativa che finisce per produrre documenti utili solo a giornalisti ed avvocati, professori d’università e commentatori, ma assolutamente superflui per il raggiungimento dell’obiettivo che si erano proposti.

Forse fu Henry Ford ad affermare che non c’è nulla di più pericoloso di un incompetente iperattivo, temo si tratti proprio di questo caso. Ma noi, Host italiani che non siamo Property managers milionari né tantomeno players di questa grande partita ma solo pedoni di una scacchiera troppo grande per ognuno di noi, cosa dobbiamo pensare di tutto questo: bene, male, così così, chiedo al partito, guardo la Gruber? Provo allora partendo dalla mia esperienza di imprenditore “innovativo” perché se sono ancora attivo nel 2017 lo sono certamente, e di Host italiano che cerca soluzioni quotidiane per sé e per altri, a suggerire che occorre affrontare il problema in termini diversi.

Vogliamo portare in cassa il 21% del transato tra mercato/ operatori internazionale ed Host italiani? Dobbiamo rispettare il rapporto tra cittadini ed imprenditori, non potendo costringere in alcun modo questi ultimi a diventare esattori?

Prendiamo atto che non funziona più applicare strumenti obsoleti di analisi economica e fiscale ai nuovi modelli di produzione del reddito, transnazionali e svincolati dai consueti moduli di controllo. Non per motivi culturali o storici ma semplicemente per raggiungere il risultato fiscale voluto è necessario avere il coraggio di adeguare modelli e strumenti alla trasformazione in atto. Nel nostro caso è sacrosanta la distinzione tra ricettivo e locazione sostenuta dalla legge, ma il processo tecnico e commerciale che sta a monte del contratto finale di affitto è talmente vasto e talmente complesso da permettere di considerare la locazione solo  una parte e probabilmente non la più importante di un motore molto più grande.

Allora prendiamo atto che siamo di fronte a nuovi modelli commerciali e riconsideriamo il ricavo da AIRBNB e dagli altri portali ed intermediari non più reddito fondiario ma ricavo commerciale/ vendita di servizio/ cessione di bene nel tempo e tassiamolo alla fonte con una imposta non più legata alla persona ma all’azione commerciale stessa produttrice di reddito. Una specie di imposta di consumo come quella che oggi sopravvive solo nella lavorazione del petrolio per intenderci, totalmente anonima perché assolta alla fonte dal produttore, in questo caso il portale o la terza parte che gestisce il contratto tra Host e cliente finale. Anche se entità estere i portali non avrebbero motivo di rifiutare la richiesta di decurtare all’origine il ricavato per operazioni aventi soluzione in Italia, qualunque sia il Paese di residenza del portale o della terza parte, perché in questo caso l’Italia potrebbe rifiutarsi di riconoscere la validità del contratto stesso e quindi dell’operatore che lo produce.

Sono sicuro che l’intelligenza dei nostri legislatori indirizzata nella giusta direzione troverà il modello efficiente e le parole più adatte per trasformare un’idea approssimativa in un preciso articolo di legge, questa volta inattaccabile con gioia di tutti. Perché la verità è che in fondo tutte le parti in gioco hanno convenienza che la soluzione si trovi presto, così da far girare sempre più in fretta e con maggiore efficienza il motore del modello AIRBNB.

6 Commenti

  • maurizio beolchini

    Mi viene fatta l’osservazione che di questo reddito una buona parte venga già riscossa anche oggi.
    Vero, ma indipendentemente da quantificare questa “buona parte” che a mio parere non arriva al 30% del totale devo sottolineare come le cifre riportati nelle prime righe si riferiscano unicamente al portale AIRBNB, mentre come sappiamo tutti noi che ci lavoriamo ne esistono diversi altri non così efficienti ma altrettanto importanti per chi vuole davvero guadagnare da questo business. Diciamo che tutti insieme a livello mondiale questi “altri” portali rappresentano il 50% del mercato dell’Ospitalità Residenziale a fronte del solo AIRBNB che ne rappresenta orgogliosamente da solo l’altra fetta.

  • Sergio Cucini

    La proposta non è male. Oltretutto se pensiamo che la norma è l’esito inconciliabile di far emergere il sommerso e tassare le multinazionali del web…

  • Stefano Barale

    Provo timidamente a proporre un’alternativa un po’ meno “italiota”. E se il legislatore provasse a essere RIVOLUZIONARIO e invertisse ben DUE capisaldi dell’italiota pensiero?

    1) i cittadini sono tutti evasori e truffatori
    2) lo stato deve “educare punendo”, e -nel caso- usando la forza strappare dalle mani del cattivo cittadino evasore i soldi

    come segue:

    1) i cittadini NON sono TUTTI evasori e truffatori
    2) per educare i MOLTI che lo sono lo Stato (e uso la maiuscola di proposito) DEVE EDUCARE CON L’ESEMPIO, comportandosi “da buon padre di famiglia”

    Da questo seguirebbe:

    1) che non si cerca di usare meccanismi coercitivi ma PREMIANTI, e solo dopo coercitivi
    2) che lo Stato per primo si astiene da trucchi, pasticci e FANFARONATE da BUFFONI

    dal che segue:

    1) che la fiscalità di base non si modifica. Cedolare secca già esiste e viene pagata dal 30% degli italiani (mi attengo alla stima buttata li, mi sta bene)
    2) chi però vuole RISPARMIARE sulle tasse, si ISCRIVE al registro NAZIONALE delle locazioni, versa ogni 15 del mese successivo la sua tassa e VISTO CHE IN QUESTO MODO FA FLUIRE LIQUIDITA’ NELLE CASSE DELLO STATO gli viene riconosciuto uno SCONTO. Invece del 21% paga il 15%. E, badiamo bene, non il 15% sull’incassato del PORTALE, ma il 15% sull’incassato DA LUI. Perché se lo Stato non vuole essere truffato ed essere trattato con giustizia DEVE per primo essere lui ONESTO con i contribuenti / Cittadini.

    A questo punto, quando l’80% o 90% dei contribuenti ha saldato, scovare gli altri sarà facile. E sarà anche facile ed EQUO massacrarli di sanzioni. Non ricordo più quale filosofo del diritto diceva che una buona legge ha le seguenti caratteristiche:

    1) ha uno scopo chiaro, equo e condivisibile da tutti i Cittadini
    2) ha una forma semplice da comprendere e spiegare (è a prova di cretino per la comprensione)
    3) ha una maniera SEMPLICE ed EFFICACE di essere fatta RISPETTARE perché i violatori saranno POCHI e FACILMENTE INDIVIDUABILI (perché pochi e perché si rileva l’attività di locazione anche solo dalle molte transazioni tracciabili via Carta di Credito)

    You may say I’m a dreamer….

    • Maurizio Beolchini

      Bravo Stefano, mi piace!

  • Michele F

    La infinita stupidità contenuta in questa legge-propostadilegge sta in questo:
    se airbnb trattiene il 21% dal LORDO che io fino a quel giorno ho percepito da airbnb, e io usufruisco del lavoro di altre persone per dare in affitto l’appartamento (pulizie, lavaggi, gestione) io sto pagando ben di più del 21%: ciò che per me sono “costi” diventano indeducibili

    • Maurizio Beolchini

      Airbnb non accetterà MAI di diventare sostituto d’imposta per il suo cliente italiano. Accetta di incassare l’imposta di soggiorno perchè in questo caso il soggetto fiscale è l’ospite NON l’Host, e la sua responsabilità finisce con l’incasso ed il riversamento automatico al Comune, punto!

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