Il futuro della Sharing Economy dell’ospitalità italiana

Alberghi, B&B e l’extralberghiero devono salire tutti insieme un gradino liberando così risorse di mercato nella fascia più economica che verrà presidiata dai privati.

In queste settimane stiamo girando i Circoli ARCI milanesi insegnando alla “gente comune” come entrare in questo mercato, rassicurati dall’orientamento del legislatore italiano e della Commissione Europea, che sembrano decisamente orientati in questa direzione “popolare”.

Però l’ingresso diretto nel mercato turistico dei privati cittadini “veri” cioè senza alcun collegamento commerciale, un po’ come UBER nel settore trasporti, desta ovviamente preoccupazione in chi questo mercato lo presidia da anni. Va sottolineato come non siano tanto gli albergatori a soffrire questa pressione, quanto piuttosto i B&B e tutto l’extralberghiero dagli affittacamere alle CAV alle agenzie di intermediazione che sentono in pericolo il proprio segmento di mercato.

Queste ultime agenzie rappresentano un po’ la “materia oscura” in questa fase della Sharing Economy, non si vedono ma se ne intuisce il loro peso quantitativo un po’ come capita al bosone di Higgs nella meccanica quantistica: la velocità di espansione dell’universo secondo le leggi fisiche dovrebbe esser negativa mentre invece continua a crescere, questo dimostra che ci deve essere una massa enorme ma invisibile che ne determina l’espansione. Oggi su AIRBNB questa categoria di intermediari è quella numericamente più ampia e gestisce la stragrande maggioranza dell’offerta italiana di appartamenti ma nello stesso tempo i suoi operatori hanno forma indefinita, o in alcuni casi proprio non ce l’hanno.

Il loro modello di lavoro comincia dalle agenzie tradizionali ben visibili con le tante vetrine che affittano appartamenti per vacanze nelle località di villeggiatura, per passare alle molto meno evidenti “one man agency” per finire a quelle del tutto “virtuali” invisibili a tutto fuorché ai portali. Non per curiosità ma per la necessità di dare una forma definita al mercato cui ci stiamo riferendo proviamo a riassumere questo segmento in tre modelli:

  • il privato invisibile che gestisce logistica e vendita su AIRBNB di più appartamenti per conto di altrettanti altri privati che gli delegano praticamente tutto tranne l’incasso del denaro
  • il privato visibile che affitta più appartamenti per subaffittarli a sua volta incassandone lui il corrispettivo dai portali
  • le diverse forme imprenditoriali che fanno logistica e gestione appartamenti conto terzi con la discriminante non secondaria dell’incasso o meno del denaro dal cliente finale.

Cerchiamo adesso di quantificare questo scenario con dei numeri reali riferiti al territorio di Milano che ha un’offerta più lineare di altre città come Roma o Venezia e la stessa Firenze, e ci permetterà quindi dei confronti con i mercati internazionali. Partiamo dai numeri:

  • Milano secondo AIRBNB: 9.600 Host 2015 nel report 05/2016
  • Milano secondo ISTAT: 1.600 alberghiero + extralberghiero (dati 2015)
  • Milano Alloggiati WEB: 2.450 imprenditori registrati totale aprile 2016
  • Milano Alloggiati WEB: 350 privati registrati totale aprile 2016
  • Milano secondo AIRDNA: 14.500 annunci medi marzo 2016

Per entrare nel merito della composizione dell’offerta sui portali ci dobbiamo riferire al report AIRDNA del marzo 2016:

  • stanze condivise: 150 unità
  • stanze private: 1.900 unità
  • appartamenti 5.700 unità

Scopriamo da questi ultimi dati come il numero di annunci sia doppio rispetto all’offerta, questo significa che molti appartamenti sono presenti anche come singole stanze, cosa peraltro naturale dal punto di vista commerciale, particolarmente per un operatore professionale che lavora su più proprietà e su diversi fronti.

L’altro numero da approfondire è a chi siano riferibili i 14.000 annunci mensili, per capire se esiste davvero questo margine qualitativo che possa permettere agli operatori professionali extralberghieri di “salire il gradino” lasciando ai tanti privati in arrivo il presidio del segmento più basso dell’offerta.

Confrontando le 2800 registrazioni sul portale Alloggiati Web/ Questura di Milano, (indiscutibili perché risultanti dal numero progressivo del protocollo di registrazione) con i dati ISTAT di 800 alberghi + 800 extralberghieri e dei 350 presenti su Alloggiati come CAV privata, la differenza che ne risulta sono inevitabilmente le 850 agenzie di intermediazione distribuite nelle tre forme di cui sopra, praticamente nate tutte o quasi in occasione dell’EXPO e quindi rimaste nel 2016 a gestire un mercato ormai già adulto a tutti gli effetti.

Proseguendo nell’analisi dell’offerta, sappiamo che i 350 privati registrati su AlloggiatiWeb al massimo possono gestire per legge 350 x 3 appartamenti= 1.050, che riportato sul totale AIBNB 2015 di 14.500 annunci su Milano ci dimostra come solo 1 su 14 sia certamente in mano ai privati.

Per ritornare alla necessità espressa all’incipit di salire tutti un gradino, dobbiamo riconoscere che mentre il rapporto privati/ imprenditori su AIRBNB nel Mondo sia sempre a vantaggio dei primi, cominciando dal 93% privati contro 7% imprenditori di New York fino al massimo del 19% imprenditori contro 81% privati di Miami, il medesimo rapporto a Milano risulta essere esattamente ribaltato con 94% di imprenditori a fronte del 6% di privati. Resta da sottolineare a consolazione degli imprenditori extralberghieri che in USA il fatturato della minoranza imprenditoriale è assestato comunque tra il 50% ed il 60% del totale, circa il triplo del rapporto quantitativo appena visto. Risultato: la fetta di mercato con qualità e prezzi elevati è riservata agli imprenditori, quella di quantità e prezzi bassi al privato.

Diciamo che visto in questa ottica worlwide il margine tra la forbice imprenditori/ privati è tale che gli operatori extralberghieri milanesi, ma anche italiani in generale, che siano B&B o CAV imprenditoriali, hanno da questi numeri una indicazione abbastanza precisa del modello economico e commerciale cui devono adeguarsi nel futuro:lasciare ai privati il segmento di mercato più economico, salendo il famoso gradino qualitativo di cui si diceva all’inizio.

Il punto è che in una ottica molto… all’italiana gli operatori vorrebbero tenere per sé l’uno e l’altro. Ma in questo caso o sostengono sul mercato l’offerta da € 20 a notte o non la sostengono, e se non la vogliono sostenere ma c’è un cliente che cerca quel prezzo tanto vale lasciare che glielo venda comunque un privato piuttosto che costringerlo a pagare un prezzo più alto con la ragionevole certezza nel medio periodo di perderlo in tutti i casi.

Questo è ciò che si intende per “allargare la base del mercato” ed è la lezione da imparare oggi alla scuola della vita della Sharing Economy. Arrabbiarsi con chi è in grado di fare prezzi più bassi è perdente, ed abbassare i propri quando è invece possibile difendere una propria qualità a livello superiore è da sciocchi. Facciamo la scommessa che ci sia spazio per tutti e lavoriamo insieme perché sia vero.

Questa è la sfida, noi lavoriamo già per vincerla.
Di prossima pubblicazione: l’analisi di occupazione e prezzi nella fascia bassa del mercato

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