La Sharing Economy alla milanese è servita

Il primo piatto è la legge 27/2015, il secondo la nuova modulistica uscita ieri, per il dessert siamo fiduciosi

La buona notizia per i privati cittadini milanesi che sperimentano già la Sharing Economy dell’ospitalità o stanno valutando la convenienza ad entrarci, è che in attesa del  regolamento attuativo della legge 27/2015 è stata già diffusa nella giornata di ieri la nuova “modulistica” per gli adempimenti di registrazione previsti, che per fortuna non intaccano l’ impianto positivo e costruttivo della legge stessa.

Queste modifiche ci erano state peraltro anticipate dallo staff dell’Assessorato durante il nostro incontro del 4 maggio scorso nel quale avevamo appunto osservato che la criticità della legge a nostro parere stava proprio nella diversa modalità di presentazione dell’elenco appartamenti tra CAV imprenditoriali e non imprenditoriali. La precedente modulistica infatti comportava che le CAV imprenditoriali potessero comunque gestire, alla fine della procedura di registrazione Comune/ questura, l’invio delle anagrafiche clienti anche con centinaia di appartamenti in un unico certificato digitale, modalità che era invece inspiegabilmente preclusa ai privati anche raccolti in Associazione.

Una CAV al giorno…

Sarà proprio un caso che le uniche modifiche riguardano proprio l’oggetto della nostra osservazione, infatti la nuova modulistica trasferisce interamente al SUAP (Sportello Unico Attività Produttive) di “fare impresa in un giorno” la procedura di apertura CAV sia imprenditoriale che privata, ammettendo la registrazione o la modifica di un solo appartamento per volta. Nulla di sostanziale quindi se non fosse che la CAV sia imprenditoriale che privata dovrà registrare appunto una per una le proprietà e quindi non sarà più possibile gestirne insieme dieci, cento o più proprietà su AlloggiatiWeb come era consuetudine. Inutile dire che questo rende da oggi più complicata e macchinosa la procedura di invio delle anagrafiche stesse per chi possieda più di un appartamento.

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A proposito del portale AlloggiatiWeb della Questura di Milano, ai quali dirigenti vanno i nostri complimenti per la competenza disponibilità e cortesia davvero inusuale nella pubblica amministrazione italiana, rigirando fra le mani proprio il numero progressivo dell’ultima registrazione abbiamo letto 2800. Ci è stato assicurato che corrisponde al totale degli esercizi ricettivi della Città Metropolitana che hanno richiesto il certificato, comprese le CAV imprenditoriali e le circa 350 CAV private. Avendo appena terminato la lettura del report AIRBNB Italia con un interessante Case Study su Milano e l’area EXPO che riportava numeri da stadio di San Siro il giorno del derby, confrontandoli a memoria con questi da festa in oratorio ci siamo posti nuovamente la questione che ci gira intorno da mesi e che ci ricorda le anatre del Giovane Holden davanti al laghetto ghiacciato di Central Park: dove sono gli Host privati milanesi?

I numeri non mentono mai… piuttosto non tornano

Ripassando non più a memoria ma dal sito ISTAT i numeri del ricettivo 2015 sommando tutto l’alberghiero si arriva a circa 800 unità, altrettante 800 sono le unità extralberghiere tra CAV imprenditoriali, B&B ed affittacamere per un totale complessivo di 1600 unità, se vi si aggiungono anche le CAV private come risultano in AlloggiatiWeb arrotondiamo a 2000 unità, le altre 800 non possono essere privati perché una volta registrate in questura avrebbero tutto l’interesse a dichiararsi tali quindi possono solo essere l’incremento delle CAV imprenditoriali che c’è stato nell’anno EXPO fino ad oggi, portandone così il numero totale a circa 1600. Il conto torna? Mica tanto… cosa manca? Mancano i privati perbacco, allora cerchiamoli meglio tra i tanti numeri, maybe lost in calculation…

Tornando al report Italia di AIRBNB riporta nei dati 2015 di avere “mandato ospiti” a ben 9600 Host sulla città di Milano (c’è anche il disegnino della mappa che arriva giusto alla fascia del primissimo hinterland) precisando che per Host si intende chiaramente il membro della Community non l’annuncio. Quindi mentre di là abbiamo 1600 Host imprenditoriali + 350 privati qui lato AIBNB il portale dichiara di conoscerne cinque volte tanto in un’area oltretutto più ristretta.

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Cerchiamo allora più certezze su AIRDNA una società che effettua analisi dell’offerta AIRBNB sulle maggiori città mondiali. Il report di marzo 2015 da noi acquistato riporta che il totale dei singoli “annunci” relativi alla città di Milano pubblicati su AIRBNB nel mese sono circa 14.000. Per riassumere ancora in modo da non perdere il filo abbiamo da una parte 1600 host imprenditoriali + 350 privati, contro 9600 contati da AIRBNB che nel loro insieme però muovono una media di circa 14.000 annunci riportati da AIRDNA.

Ipotizzando ragionevolmente che un annuncio corrisponda ad una proprietà, sapendo che il privato nella sua CAV non imprenditoriale può al massimo comprenderne 3, le 350 indicate da AlloggiatiWeb rappresentano al massimo 1050 unità ricettive. Anticipo l’osservazione che una parte di privati si mantiene “sommersa” e quindi non è registrata su AlloggiatiWeb, in questa deprecabile eventualità raddoppiamo queste unità portandole a 2100 così da comprendervi anche quelli che… trattengono il fiato sott’acqua. Le altre 12.000 vanno di conseguenza assegnate alle 1600 CAV imprenditoriali. Lo scenario delineato è abbastanza evidente: nella House Sharing milanese i privati valgono due, gli imprenditori valgono 12, sei volte tanto! E se proprio malignamente consideriamo i privati sommersi il doppio o il triplo di quanti si sono registrati il risultato non cambia sostanzialmente.

Le anatre di Central park e gli Host di Milano

Non abbiamo motivo di dubitarne anche perché è quanto ci viene incontro dai Social e dalle stesse pagine AIRBNB se osservate con attenzione, ci deve invece fare riflettere seriamente sullo stato della nostra cultura commerciale/ sociale il confronto di questi numeri con lo scenario drammaticamente opposto della ricerca CBRE Hotels’ Americas Research sull’evoluzione del modello AIRBNB in un mercato maturo come gli USA.

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Qui scopriamo che il 55% del loro fatturato viene prodotto in sole 5 città (NY, LA, San Francisco, Miami, Boston) nelle quali gli Host con oltre 3 appartamenti pur essendo una minoranza tra il 7% ed il 19% producono tra il 50% ed il 60% di tutti i ricavi, questi sono i due estremi di questa forbice:

  • New York 7% Host imprenditoriale produce il 39% dei ricavi
  • Miami 19% Host imprenditoriale produce il 62% dei ricavi.

Però in USA la dimensione è diversa, quel 7% che a New York da solo produce il 39% dei ricavi, 5,5 volte più della media base, lascia comunque un mercato immenso a chi viene dietro e le sue briciole possono ancora sfamare decine di migliaia di famiglie. Il fatturato di queste cinque città da solo è di $ 1.200.000.000 di dollari USA, le sue briciole lasciate ai privati da uno/ due appartamenti che si dividono il 45% sono sempre $ 540.000.000 di dollari USA. Comprendiamo meglio la dimensione di queste cifre se ricordiamo che il report AIRBNB Italia indica di avere pagato a tutti gli Host italiani nel 2015 circa € 200.000.000. Concretamente quindi le briciole delle prime cinque città USA su AIRBNB valgono quasi tre volte tutto il suo fatturato Italiano.

Quale ricetta per l’Italia?

Per tornare alla nostra Sharing Economy alla milanese non vogliamo dare facili ricette per “cucinarla meglio” quanto invece affermare che informazione e comunicazione non vanno probabilmente nella giusta direzione perché i potenziali Host invece di essere curiosi e fiduciosi di questa opportunità, una volta tanto non contrastati dalla legge 27/2015 ma semmai quasi guardati dal legislatore con affetto ed aspettativa, sono all’opposto spaventati e confusi. Forse dipende in qualche modo dal mercato che si “chiude” a difesa di una prerogativa, come i taxi verso UBER, ma in questo caso curiosamente si tratta di un conflitto tutto interno ad AIRBNB per cui gli operatori professionali, quindi i B&B e le CAV imprenditoriali, lavorano con gli strumenti di comunicazione e di pressione politica a loro disposizione perché il privato ne venga respinto restando ai margini del mercato, invogliato così dalle difficoltà reali o presunte ad affidare il proprio appartamento (ed il guadagno relativo) agli “Host esperti imprenditoriali” che dappertutto dai Social fanno i grilli parlanti della Sharing Economy nazionale.

Come si cambia questa tendenza? Aprendo le finestre alla buona informazione come oggi dopo i temporali le spalanchiamo alla primavera. Raccontando ad esempio che questa legge 27/2015,confermata proprio in queste ore delle nuove norme di presentazione, semplifica la procedura favorendo la CAV privata rispetto alle imprenditoriali, permettendo quindi con semplicità e trasparenza al privato di affittare senza intermediari il proprio appartamento e la propria casa. Da oggi la nostra missione sarà proprio raccontare in ogni occasione a tutti cittadini italiani e milanesi in particolare come la House Sharing non sia una moda esotica per pochi eletti ma un vero motore economico e sociale che tutti possono imparare a guidare.

I primi appuntamenti di informazione pubblica del ciclo QUESTA CASA NON E’ UN ALBERGO – la Sharing Economy come motore sociale sono già in programma dal prossimo giugno nei 130 Circoli ARCI del milanese.

 

Referenze

7 Commenti

  • Pino

    Qui si parla solo di CAV. E la locazione turistica? Anche in quel caso sono privati, che affittano un appartamento senza dare servizi come invece fanno le Cav; e finora non hanno un modulo da compilare, perchè i moduli prevedono solo “attività ricettive”. Un privato che affitta non fa attività, dà solo in affitto casa sua, che attività sarebbe?

    • Maurizio Beolchini

      Ciao Pino, non sò da dove mi scrivi ma a Milano se utilizzi i portali di prenotazione per affittare nel breve/brevissimo periodo una stanza o tutta la casa sei CAV non imprenditoriale, punto! La Locazione turistica in questo caso è diventata una espressione letteraria non più commerciale o fiscale. Potremmo parlarne per ore discutendo se sia giusto o sbagliato ma secondo me quando per operare ti basta mezza giornata di presentazione documenti e non ti cambia nulla come normativa e come fisco, mi possono chiamare anche locazione marziana o CUV BAV COV o come gli pare che mi va bene comunque. Poi certo che devo pagare la tassa di soggiorno e mandare l’anagrafica in questura, ma questa è la legge e non è poi la fine del mondo, semmai vediamo di trovare gli strumenti che per due soldi mi risolvono queste incombenze, come il checkin-online collegato al booking-engine ed al portale alloggiati.
      ciao e grazie per il tuo commento.

    • Fabio Diaferia

      Bungiorno Pino, condividendo completamente l’analisi di Hospres, l’associazione Pro.Loca.Tur. ha presentato all’assesso Mauro Parolini e al consigliere Mauro Piazza una proposta di modifica del regolamento attuativo della legge 27/2015 finalizzata proprio a distinguere la locazione turistica di chi non si avvale di gestori imprenditoriali dalle cav che, a giudizio di Pro.Loca.Tur., sono vere e proprie attività ricettive (leggere bene art. 38 legge 27/2015). Conseguentemente abbiamo anche chiesto una modulo per comunicazione al Comune che sia diverso non solo da quello delle CAV imprenditoriali, ma anche da quello delle CAV non inprenditoriali.

      • Maurizio Beolchini

        I moduli erano due e sono rimasti due: imprenditoriale/ non imprenditoriale. sono cambiati nella forma ed in parte nella sostanza delle informazioni ma sempre due sono. Peraltro se la discriminante, come è sacrosanto che sia, resta l’imprenditorialità, o c’è o non c’è… non vedo quindi come e perchè le opzioni e quindi i moduli che le descrivono debbano diventare tre.

    • Maurizio Beolchini

      la mia opinione è che in Lombardia l’espressione “locazione turistica” dopo la legge 27/2015 sia diventato un riferimento letterario più che commerciale. Insistere a porre l’attenzione sui termini però serve solo a confondere le idee alle persone, ma forse questo è lo scopo. Se oggi in Comune e Regione vogliono chiamare per semplicità CAV (non imprenditoriale) quello che ieri era chiamato locazione turistica, stiamo solo riferendoci alla “forma”. L’importante è che questa nuova denominazione non si porti dietro la “sostanza” cioè anche la regolamentazione che è applicata alle CAV imprenditoriali, fino a ieri chiamare semplicemente CAV. Ad oggi i fatti dimostrano che questo non avviene, il resto sono solo chiacchiere.

  • Gianfranca Dell'Acqua

    Un po’ lunga, la storia, ma interessante. Grazie.

    • Maurizio Beolchini

      larga è la foglia, stretta è la via…dite la vostra che ho detto la mia.
      Ciao Gianfranca, pensa che questo post era lungo il doppio e l’ho mandato a mia moglie perchè lo leggesse in tram mentre andava in ufficio. Mi ha risposto che se voglio che qualcuno legga ciò che scrivo devo imparare da Raimond Chandler ad esprimere in cinque parole quello che avrei espresso in dieci.
      giuro che ci ho provato,
      ciao e grazie

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