L’educazione sentimentale… dell’Host italiano

Il riferimento letterario è rivolto ai proprietari di appartamenti che affrontano inevitabilmente con poche informazioni e zero esperienza la scelta o la necessità di proporre l’affitto della propria casa o stanza sui circuiti specializzati come AIRBNB, Homeaway ecc…

Il modello con il quale queste persone “entrano” nella Sharing Economy é identico a quello degli adolescenti quando affrontano la propria educazione sessuale/ sentimentale. Tutti e due i nostri eroici soggetti infatti trovano le risposte alle proprie impellenti domande nei medesimi luoghi: stampa,  televisione, gli amici, il sentito dire “quello l’ha già fatto” ma soprattutto oggi… Internet!

Sulle tante pagine Facebook o sui Blog aperti dai nuovi professionisti della comunicazione Social gli adolescenti  ed i loro genitori trovano ognuno risposte alle proprie domande senza che ciò li avvicini alla soluzione del problema.

Ma perché queste risposte non portano chiarezza? Per gli adolescenti approfondirei in altra sede ma per gli Host le risposte trovate in questi luoghi mirano sempre attorno al bersaglio mai nel centro… così da non risultare mai sbagliate o “fuori tema” ma nemmeno rivolte esattamente a chi pone la domanda. Anche la posizione stessa di chi risponde non è sempre così delineata: sarà un privato, una CAV, un B&B, un funzionario di AIRBNB o dell’Agenzia delle Entrate o meglio un iscritto a qualche associazione di categoria che tira l’acqua al mulino dei suoi associati?

Mi spiego meglio con un esempio: la nostra magica casalinga di Voghera chiede lumi sulla convenienza della Locazione turistica rispetto alla CAV e qualcuno le risponde…

La risposta ha una valenza diversa secondo dove proviene, se risponde infatti Il gestore del B&B o il solito Host con cinque appartamenti vedranno sempre la nostra casalinga come l’ ultimo arrivato, come un “abusivo” che gli frega i clienti, magari senza pagare le tasse e senza tutti gli obblighi normativi che lui è obbligato a rispettare.

La risposta alla nostra casalinga sarà quindi ricca di distinguo “per scoprire se sei una CAV i vigili fanno le verifiche sulle lenzuola nei letti” piuttosto che “io mi sono dichiarato come CAV così non mi pongo più il problema” o ancora “non pagare la tassa di soggiorno è un reato grave e ti metti nei guai…”.

Tutto vero.. ? Diciamo che è quasi tutto vero fino ad un certo punto. Ciò che però appare più chiaro in questi scenari è la sottile volontà di creare delle barriere psicologiche di timore e di confusione tra chi è già operatore di questo mercato e chi ci sta entrando, ricostruendo così il modello della rendita di posizione: IO sono già qua, tu arrivi dopo e fondamentalmente sei di troppo!

In questo caso una volta tanto il diavolo però si è davvero dimenticato dei coperchi così che il privato cittadino che entri oggi nella Sharing Economy dell’Ospitalità rischia davvero di godere di normative più leggere e meno vincolanti rispetto a chi opera già nel settore da mesi o da anni, e questo fa arrabbiare moltissimo questi ultimi soggetti.

Come finirà? Vinceranno i buoni o i cattivi? E chi sono poi gli uni e gli altri? Nel dubbio suggerisco di chiedere sempre prima di accettare caramelle o meglio suggerimenti dagli sconosciuti quale sia la loro posizione in questo scenario: privato, B&B, CAV liscio, Cav gassato o… Ferrarelle?

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