Patto di legalità tra operatori privati della Sharing Economy dell’Ospitalità italiana

Appunti per il prossimo incontro del 4 maggio con l’assessorato regionale lombardo al commercio e turismo

Ho personalmente assistito all’incontro in Confcommercio del 10 novembre 2015 “e non chiamatelo più extralberghiero” nel corso del quale l’assessore Parolini ha presentato la nuova legge regionale 27/2015. Da allora ad oggi 28 di aprile sono passati sei mesi e il “decreto applicativo” ancora non arriva, lasciando la legge stessa in un limbo attorno al quale si alza una gran confusione portata in buona fede dagli uffici di Comune e Questura preposti al settore e dai blog delle pagine Facebook dove scrivono gli esperti di AIRBNB e di ANBBA.

Pensando ai motivi di questo ritardo e di questa confusione ci ritorna in mente che proprio in quella occasione l’assessore manifestò la estrema difficoltà incontrata nello sviluppo della legge 27 causa i forti e consolidati interessi nei quali osava introdurre novità. Evidentemente i consolidati interessi sono davvero molto forti e d’altra parte siamo consapevoli che far coincidere le esigenze legali e commerciali dell’appartamento di via Brera con il rifugio della Valtellina è una mission quasi… impossibile.

Noi invece siamo una piccola associazione nata questo gennaio postExpo con già duecento soci distribuiti tra Milano, Napoli e la Costiera Amalfitana, ma ammetto che con loro ci sentiamo più a nostro agio nel parlare di marketing e di software piuttosto che di politica e di normative. Però cominciamo a temere che tra poco, approfittando della confusione generale, gli esperti di turno ci spiegheranno che sono i B&B come gli alberghi di Milano che si stanno riconvertendo in appartamenti la vera Sharing Economy e che la legge deve quindi seguire le loro priorità e tutto il resto…”è noia”.

NON CI STIAMO!

Questa opportunità è troppo importante per le famiglie ed i piccoli e piccolissimi proprietari di casa che finalmente osano proporsi individualmente sul mercato superando soglie di ingresso fino a ieri inarrivabili. Queste persone sono la Sharing Economy , non gli Host con collane di appartamenti e nemmeno i B&B che vogliono entrare nella partita come la Gran Bretagna ha fatto con L’Europa, solo per ostacolarla. Nemmeno i portali sono la Sharing Economy, che esiste certamente grazie a loro ma oggi deve imparare a sopravvivere nonostante loro, perché sono i veri soggetti forti della partita e se ci facciamo dettare le regole da loro abbiamo già perso tutti.

Ma non vogliamo aggiungere altra confusione, vogliamo anzi lanciare una sfida in senso opposto, chiedendo alle istituzioni di accettare da noi un patto di legalità, un patto possibile, sostenibile e giusto al cui rispetto i nostri associati si dichiarano impegnati moralmente e concretamente:

  1. Accettiamo di uscire allo scoperto dichiarandoci in comune.
  2. Accettiamo di pagare la tassa di soggiorno.
  3. Accettiamo di mandare la comunicazione in questura con l’identità degli ospiti, anche se sono dati che non riceviamo dai portali e non siamo attrezzati alla gestione di azioni così tempestive ed indifferibili.
  4. Accettiamo di rilasciare ogni volta la ricevuta al cliente del denaro comunque raccolto e di pagarne le tasse nei termini già stabiliti per la locazione.
  5. Non intendiamo accettare un limite temporale per l’affitto breve complessivo: sei mesi l’anno, otto mesi, dieci mesi… questo non ha significato e serve solo a spingere verso il nero.
  6. Non intendiamo accettare la discriminante sulla fornitura di lenzuola e tovaglie, non è guardando sotto le coperte che distinguiamo il privato dal professionista.
  7. Accettiamo di ridurre a solo due appartamenti l’offerta del privato, già tre a nostro parere sono una professione perché ci si può vivere, e questo è precisamente il significato di professione.
  8. Esigiamo a questo proposito dalla legge che i professionisti non possano fingersi privati, che abbiano una regolamentazione assolutamente modulata su di loro, qualunque essa sia, ma che non ci riguarda oggi e non ci riguarderà mai.
  9. Non importa come ci volete chiamare: CAV non professionale, locazione pura, locazione turistica… importa unicamente che siamo e restiamo privati cittadini che affittano la loro casa a titolo personale.
  10. Esigiamo di essere considerati diversamente dal professionista che svolge la medesima attività, anzi non possiamo sopportare che questi operatori piccoli o grandi che siano si facciano forti della nostra debolezza chiedendo a nostro nome norme uguali per tutti.

E’ l’applicazione della legge, non le norme, che devono essere uguali per tutti, e non è un gioco di parole

 

Osservazioni su alcuni punti specifici relativi alla legge 27/2015

  • Art1) Il regolamento ha l’obiettivo di innalzare la qualità dei servizi ricettivi non alberghieri, a questo proposito suggeriamo di evitare l’inserimento della dicitura “case ed appartamenti privati affittati per servizi ricettivi perché troppo generica e quindi direttamente applicabile alla totalità delle abitazioni private arredate date in locazione. Allo stesso modo va però definito in quale ambito, se, dove, come e quando l’appartamento privato vada inteso come Casa Vacanze
  • Art 3) Standard qualitativi e dotazioni minime...- il regolamento edilizio stabilisce le norme e la certificazione degli impianti gas e luce nonché le specifiche degli ambienti destinati ad abitazione residenziale, se tale normativa non è sufficiente a garantire la residenzialità va adeguata per tutti gli appartamenti a destinazione residenziale.
  • Art 8) Documentazione per la dichiarazione di servizi, standard qualitativi…– vale la medesima osservazione al punto precedente, confermando la nota al punto 2 del medesimo articolo: “Le attività ricettive non alberghiere case ed appartamenti per vacanze sono intraprese previa comunicazione di inizio attività al comune competente per territorio. Alla comunicazione è allegata la dichiarazione relativa ai servizi offerti e al rispetto degli standard qualitativi e delle dotazioni minime obbligatorie.
  • Art 10) Altezze minime… – anche in questo caso vale la nota dei punti precedenti riferita al regolamento edilizio.
  • Barriere architettoniche: ricordo che nell’incontro in Confcommercio l’assessore ha segnalato di avere ricevuto pressioni per inserire una specifica a questo riguardo per esercitare l’affitto breve, sconsigliamo dal farlo per il medesimo motivo sopra citato, troviamo complesso adeguare le totalità degli appartamenti della repubblica a questo status.

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